MUOVERE IN UN’OPERA
POETICA
#step7
Pensando al
verbo “muovere”, mi sembrava doveroso accennare all’opera: “Manifesto del Futurismo”
perché racchiude in sé l’impeto del movimento e la sua centralità in questa
corrente letteraria.
Nel “Manifesto
del Futurismo”, scritto da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909, sono
raccolti i pensieri, le convinzioni e le intenzioni dei Futuristi con uno stile
impetuoso, eccessivo e dinamico, che si contrappone ai canoni tradizionali.
Si legge che:
“Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile,
il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno”, “Noi
affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova;
la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno
di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un’automobile ruggente,
che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della vittoria di Samotracia.”
Marinetti,
con la sua vitalità straordinaria, proclama la “violenza travolgente e
incendiaria”, “il coraggio, l’audacia, la ribellione” contro “l’immobilità
pensosa, l’estasi ed il sonno”, perché “la poesia deve essere concepita
come un violento assalto”.
Un poeta che
ha collaborato con il movimento futurista per un periodo della sua carriera è stato
Aldo Palazzeschi, che ha scritto la poesia “Movimento”, che è a tutti gli
effetti l’essenza della composizione.
"Movimento"
di Aldo Palazzeschi
Io vo...
tu vai... si va...
Ma non chiedere dove
ti direbbero una bugia:
dove non si sa.
E è tanto bello quando uno va.
Io vo... tu vai... si va...
perché soltanto andare
in un mondo di ciechi
è la felicità.
Ma non chiedere dove
ti direbbero una bugia:
dove non si sa.
E è tanto bello quando uno va.
Io vo... tu vai... si va...
perché soltanto andare
in un mondo di ciechi
è la felicità.
Aldo Palazzeschi nella poesia Movimento, sintetizza,
in pochi e scarni versi la condizione di chi si muove verso una meta
evanescente, se non addirittura inesistente. Un bighellonare irrazionale e
infantile che ha il carattere di un gioco esuberante che sottolinea
l'equilibrio o (ancor meglio) il bilico tra Crepuscolarismo e Futurismo. Viene
così giustificato il dinamismo quasi irrazionale del poeta che
"va", come tutti ("si va..."), e che consiglia di "non
chiedere dove" perché "dove non si sa", il "bello" è
solo questo: "andare"; la meta non ha importanza e per giunta, si
potrebbe ricevere in risposta una menzogna. In tono dissacrante conclude il
componimento dicendo che in fondo tutti vanno "perché soltanto
andare", solamente questo, attraverso "un mondo di ciechi",
"è la felicità".
Fonti:
Wikipedia:
Gallito:
Nessun commento:
Posta un commento