venerdì 27 marzo 2020


MUOVERE NELLA MITOLOGIA

#step4

La presenza del verbo “muovere” nella mitologia, si riscontra nel mito di Sisifo.

Nella mitologia greca, Sisifo era il figlio di Eolo e di Efira, e, per la sua malizia, sarebbe stato condannato nell’Ade a sospingere eternamente su per un pendio un macigno che, giunto presso la vetta, rotola ogni volta al basso.

Mentre Sisifo cercava di risolvere il problema della scarsità dell'acqua a Corinto, si ritrovò nei pressi della rocca, dove vide Zeus con una bella ninfa di nome Egina chi era figlia del dio fluviale Asopo rapita dallo stesso Zeus. Il Dio Asopo si presentò allora a Sisifo nelle sembianze di un vecchio e gli chiese notizie di sua figlia. Sisifo disse di averla vista, senza però rivelare subito chi l'aveva rapita, preferendo chiedere una fonte d'acqua per la sua città in cambio dell'informazione. Asopo promise che gli avrebbe dato la fonte e Sisifo, mantenendo il patto, rivelò che la ninfa era stata rapita da Zeus. Soddisfatto, Asopo fece dono al re della sorgente perenne detta Pirene.
Quando Zeus venne a sapere ciò che Sisifo aveva fatto, chiese a suo fratello Ade di mandare Thanatos per catturarlo e rinchiuderlo nel Tartaro. Quando Thanatos giunse a casa di Sisifo, questi lo fece ubriacare e lo legò con delle catene. Con Thanatos incatenato, la morte scomparve dal mondo e quando il dio Ares si accorse che durante le battaglie non moriva più nessuno e che quindi le battaglie stesse non avevano più senso, si mosse per prendere Sisifo e, liberato Thanatos, lo condussero nel Tartaro.
Tuttavia, Sisifo aveva imposto alla moglie Merope di non seppellire il suo corpo, per cui egli protestò con gli dei e Persefone decise di farlo ritornare sulla terra per tre giorni, per imporre alla moglie i riti funebri.
Sisifo tornò nel mondo dei vivi, ma non obbligò la moglie a seppellirlo, così gli dei inviarono Hermes che lo catturò e lo riportò negli Inferi.

IL MITO DI SISIFO NELLE OPERE LETTERARIE

Omero, nell’Iliade, lo ricorda come padre di Glauco e avo di Bellerofonte, e dice che fu il più astuto fra gli uomini:
            
          “Qui visse Sisifo, che era il più astuto degli uomini,
Sisifo, figlio d’Eolo, e un figlio generò Glauco;
e Glauco generò Bellerofonte perfetto.”

(Omero, Iliade, Libro VI, versi 153-155)

Sempre Omero, nell’Odissea, racconta la pena che è stata impartita a Sisifo negli Inferi:
            
          "Sisifo, altrove smisurato sasso
          Tra l’una e l’altra man portava, e doglia
          Pungealo inenarrabile. Costui
          La gran pietra alla cima alta d’un monte,
Urtando con le man, coi piè pontando,
Spingea: ma giunto in sul ciglion non era,
Che risospinta da un poter supremo
Rotolavasi rapida per chino
Sino alla valle la pesante massa.
Ei nuovamente di tutta sua forza
Su la cacciava: dalle membra a gronde
Il sudore colavagli, e perenne
Dal capo gli salia di polve un nembo."

(Omero, Odissea, Libro XI, versi 746-758)

Gli autori posteriori raccontano di lui episodi di scaltrezza in danno degli stessi dei. 

Il suo mito, oltre che offrire materia ai pittori vascolari, ispirò a Eschilo e a Euripide i drammi satireschi, rispettivamente intitolati Sisifo fuggiasco e Sisifo.

Passò nella letteratura Latina, in Ovidio, in Orazio e anche in Lucrezio, che nella pena infernale di Sisifo vede un’allegoria dell'inutile sforzo della volontà umana.




Fonti:

Enciclopedia Motta (Edizione 1996, Libro XVI)

Wikipedia

Wikisource, Odissea Libro XI


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